Fuga dal posto fisso – giorno 8

Stasera è tempo di ricordi.

Non penso però a questioni legate al lavoro che sto per lasciare, i meravigliosi primi giorni di entusiasmo.  E no. Tutto nasce dal fatto che questa sera, dopo anni, ho rivisto un’amica che porta il mio stesso nome. L’ho lasciata con un sorriso disarmante e una massa di capelli color caffé e la ritrovo con la criniera un poco domata, ma una interessante rotonda pancia che fa capolino da un fisico ancora più magro di allora. Sorride nel mostrarla e io sono felice per lei.

Torno a casa e un’altra amica via chat nomina Madonna e così, mentre penso a quella pancia e alle scelte scartate, parte la carrellata di video nostalgia: Crazy for you – Papa don’t preach – Into the Groove – Open your heart e via cantando,  ma tutto rigorosamente ’80s. Perché? Perché all’epoca avevo una massa color ambra sulle spalle e c’era un ragazzo che voleva dargli fuoco per gioco, perché non gli davo retta. Che voleva? Qualcosa che non sapeva chiedere.

Penso al lungo nastro di pizzo nero che usavo per legare la coda, penso ai cerchietti imbottiti che mi facevano scoppiare il mal di testa, ma che indossavo ugualmente. Penso a tutti gli abiti con le spalline. Penso a quanto mi sentivo brutta. Penso ai ragazzi che da semplicemente cattivi diventavano cattivi e incomprensibili.  Tutto questo prima, molto prima di capire. Il corpo che hai te lo porti in giro come un gigantesco fanale, se sei una donna. Anche se il ripieno del cranio abbraccia il femminismo. Per questo in ufficio sono andata per tre anni in costante sottotono. Ok, ogni tanto mi è scappata una sottana, ma una sottana non è niente. Io sono professionale,  sono seria.

Poi il ricordo della risata di Nina, la mia omonima, mi scuote. Le avevo detto:

– Eh sì, faccio queste cose anche se ho una faccia seria… dai, almeno la faccia è seria, no? Mi si prende per una almeno puntuale! –

Ma lei continua a ridere e dice: – se è per farti contenta, diciamo di sì –

Quando sono diventata una persona seria e quando ho iniziato a vantarmene? Non ricordo. Ancora oggi e ancora domani. Mi hanno chiesto di essere seria e portare a casa tutto il possibile sino alla chiusura del mese. Ancora oggi e ancora domani, un appello alla mia serietà. Ma la fuga comincia da qui, dalla serietà. Perché se non puoi andare da nessuna parte senza portare te stesso, allora dovrò fare un discors… allora dovrò portare le personalità multiple che sono mie compagnie di viaggio a ballare.

For inspiration…

2 thoughts on “Fuga dal posto fisso – giorno 8

  1. oddio no, i cerchietti imbottiti…. 😛 che mania!

    cmq tesora… è come andare a un funerale e sapere di dover restare seria a tutti i costi e più devi restare seria più ti scappa da ridere…

    non costringerti a restare seria e non vantartene troppo 😛 (se no poi esplodi!)

    1. Vedi? Anche qui una mia amica parte come un treno sicura che io non ho l’aria particolarmente seria o seriosa. Eppure io è da tanto che voglio essere seria e non è la questione di non ridere ai funerali è evitare le scelte azzardate, lasciar perdere i sogni, dirsi “fammi il piacere ci vuole un genio per riuscire?!”, non permettersi di uscire dal binario… è a tutto questo che grido: BASTA

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